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 Santa Radegonda

di Maria Grazia Tolfo

Vittima dinastica

Radegonda nasce intorno al 518 da Berthachar dei Turingi. Il regno di Turingia era diviso fra lui e gli altri fratelli Ermenfredo (Hermenefried) e Baderico (Baderich), figli del defunto re Basino. A dieci anni la sua vita prende una piega inaspettata: Ermenfredo uccide Berthachar per impossessarsi di quella parte di terre che la legge germanica divideva in parti uguali fra tutti i figli maschi. La famiglia di Berthachar è risparmiata e condotta alla corte di Ermenfredo, che ora punta ad eliminare l'ultimo fratello rivale, Baderico. 

Ermenfredo era il più ambizioso dei tre fratelli: aveva sposato Amalaberga, una nipote del potente re ostrogoto Teodorico, e suo figlio Amalafredo portava nel nome l'eredità della nobile stirpe degli Amali.

Per assicurarsi la vittoria, il rampante Ermenfredo si allea coi Franchi, segnando così la sua fine. I Franchi approfittano dell'invito per sconfiggere l'avido turingio nel 531, ma chi ci rimette una seconda volta è Radegonda, che passa a Soissons come bottino di guerra di Clotario, mentre la moglie e il figlio di Ermenfredo fuggono a Costantinopoli.

Ritratto di Radegonda da una miniatura del sec. XIRadegonda viene sposata da Clotario per legittimare la sua conquista territoriale, mentre il fratello di Radegonda è ucciso per lo stesso motivo. Assolto questo pro-forma legittimista, la tredicenne Radegonda si trova davanti a un bivio: o rimanere allo stato di concubina legittimata a fianco delle altre mogli di Clotario, o ritirarsi in monastero. Entrambe le scelte erano difficili, ma per la seconda c'era oltre tutto il problema della fede, poiché il credo cristiano praticato dai Turingi era diverso da quello gallicano dei Merovingi. Trattandosi però di accogliere una regina fra le converse, la Chiesa gallicana si mostrò molto tollerante.

 

Il monastero della S. Croce di Poitiers

Abside della chiesa di S. Radegonda a PoitiersCon l'intermediazione e il sostegno del vescovo Medardo di Noyon, Radegonda entra in seno alle Benedettine, cominciando la sua nuova formazione religiosa. Si occupa con sincera abnegazione dei poveri e dei malati, per nulla turbata dal suo ruolo di regina. 

La fama di Radegonda, vedova dal 561, travalicò il suo monastero e il suo regno, visto che nel 568 l'imperatore Giustino II le donò una reliquia della Santa Croce con la quale proteggere il monastero. Il 568 era l'anno dell'invasione longobarda in Italia e l'imperatore bizantino contava da una parte sull'appoggio dei Franchi per contenerne l'espansione, dall'altra mirava a infiltrare tra i capi longobardi Amalafredo, il cugino di Radegonda in esilio presso di lui.

Il biografo Venanzio Fortunato

Il 568 fu un anno cardinale nella vita di Radegonda, perché segnò anche l'arrivo a Poitiers di Venanzio Fortunato, un poeta nato intorno al 430 a Treviso ma educato a Ravenna. Dal 565 Fortunato aveva intrapreso un pellegrinaggio che lo aveva portato a conoscere le corti merovinge, da lui incensate coi suoi poemi. Attratto dalla fama del monastero di Radegonda, volle visitarlo...e non se ne andò più.

Fortunato fu catturato dallo charme di Radegonda, ne fece la propria madre elettiva e si propose come segretario e public relationer del monastero. Fu lui a inviare a Giustino II come ringraziamento per la reliquia della Croce una serie di poemi e fu ancora lui a scrivere un'elegia funebre per la morte prematura di Amalafrido. 

Pagina miniata della Vita di S. Radegonda, XI secolo, Biblioteca Comunale di PoitiersRadegonda morì il 13 agosto 587 e fu sepolta nella chiesa di Poitiers che ancora oggi porta il suo nome. Al funerale presenziò il vescovo di Tours Gregorio, altro personaggio di spicco della Chiesa franca, che scrisse una biografia di Radegonda, imitato in ciò da Fortunato, che trasformò la biografia in un'agiografia con tutti i topoi del caso. Si inventarono episodi romanzeschi, commoventi e fantastici, si miniarono libri con le sue storie e si affrescarono chiese a lei intitolate un po' ovunque in Francia.

La fama di Radegonda era intatta anche quando Ildeberto di Lavardin, vescovo di Tours, ne scrisse una nuova agiografia e fece dono all'arcivescovo di Milano Anselmo della Pusterla della reliquia della Croce. 

Nel maggio 1561 un gruppo di protestanti incendiò la cappella dove era sepolta Radegonda; i fedeli ne salvarono pochi resti carbonizzati e li custodirono in una cassetta, oggi deposta nella chiesa di Poitiers intitolata a S. Radegonda.

 

Cerca nel WEB

http://de.wikipedia.org/wiki/Radegundis (tedesco, voce Radegundis)

http://www.newadvent.org/cathen/06149a.htm (inglese, voce Fortunatus)

http://fr.wikipedia.com/wiki.cgi?Clotaire_Ier (francese, voce Clotaire Ier)

 

Ultima modifica: martedì 23 luglio 2002

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