I
De Predis furono una nota famiglia di artisti milanesi, attiva a Milano nella
seconda metà del quattrocento, che abitava a Porta Ticinese nella parrocchia di
San Vincenzo in Prato. Dagli atti
notarili e ducali risulta che il capofamiglia, Leonardo De Predis, morendo nel
1466 lasciò sei figli maschi: Aluisio, Evangelista e Cristoforo (sordomuto),
nati dalla prima moglie Margherita Giussani (morta prematuramente); Giovanni
Francesco avuto da Margherita De Millio, anch'essa morta prematuramente;
Bernardino e Giovanni Ambrogio, nati dalla terza moglie Caterina Corio. Cristoforo, il terzogenito, nacque sordomuto
e divenne un'eccellente miniatore, ma non si sa come ne imparò l'arte, ne chi
fu il suo maestro (secondo la Wittgens, forse il Belbello da Pavia).
La guarigione del sordomuto
Miniatura/illustrazione da “Storie di San
Gioachino, Sant'Anna, …”, Torino,
Biblioteca Reale
Evangelista
fu un discreto miniatore e pittore; Bernardino fu incisore di monete per la
zecca di Milano e creatore di arazzi; Giovanni Ambrogio imparò l’arte della
miniatura sotto la guida di Cristoforo e successivamente divenne celebre come
pittore ritrattista degli Sforza ed allievo di Leonardo. Cristoforo si
conquistò una notevole fama, che gli valse le commissioni delle famiglie
patrizie lombarde e della corte degli Sforza. La prima data sicura della sua attività è il 1471. Nei libri mastri Borromeo, in quell'anno è
annotato: demo L. 2 al muto de prede per
una nostra dona dipinta sulo ofitiolo del conte.Da quell'anno fino al 1474 Cristoforo ed il fratellastro
Giovanni Ambrogio si alternano nei libri mastri della casa Borromeo, come
esecutori di "offizioli" per la nobile famiglia. Nel 1473 è registrato un dono di giuponi dati al mutolo per più lavori facti
per lo mag. Conte Vitaliano e li puti. Cristoforo era sicuramente molto
intelligente ed abile; capiva e sapeva farsi capire. I suoi fratelli avevano
imparato a comunicare con lui e lo rispettavano.
Incipit del "Libro d’Ore Borromeo", 1471 (particolare)
Milano, Biblioteca Ambrosiana
Particolare della firma di De Predis sul Libro d’Ore Borromeo: XPOFOR DE PDIS MUT. M…S . PINX
A conferma esiste una
lettera, in data 4 giugno 1472, scritta dai fratelli Aluisio ed Evangelista De
Predis al duca Galeazzo Maria Sforza. I
fratelli volevano vendere alcuni terreni a Sedriano, ereditati in parti uguali
dal padre. Ma a quel tempo i sordomuti erano ancora considerati dei poveri
deficienti, incapaci di provvedere a se stessi, e dovevano essere tutelati da
un curatore. I fratelli De Predis,
conoscendo e rispettando l’intelligenza del loro fratello sordomuto, non
vollero sottoporlo all’umiliazione di avere un curatore. Così, nella lettera,
chiesero al duca di riconoscere a Cristoforo la piena capacità eopardi di
decidere liberamente dei suoi beni, senza dover nominare un tutore. Nella
lettera al duca scrissero: mutulus qui
licet ad nutum intelligat, ut omnibus notum est, tamen loqui non potest,
cioè che Cristoforo comprendeva tutto ed era intelligente ma, essendo muto,
logicamente non poteva esprimere a voce la sua volontà. La risposta del duca fu
favorevole, anche perché conosceva ed apprezzava la bravura artistica di
Cristoforo nella miniatura. Nell’atto
notarile di vendita dei terreni si legge: …Christoforus
de Prediis, filius dicti leonardi, mutulus, intelligens ad nutum prout dicti
frates dixerunt et protestati sunt, adhibitisque dictis Aluisio et Evangelista
qui intelligunt dictum Christoforum ad nutum et qui factis certis signis dixerunt et dicunt quod ipse Christoforum est
contentus et quietus eorum… (…Cristoforo De Predis, figlio di Leonardo, mutolo, intelligente e
capace, si esprime attraverso i fratelli Aluisio ed Evangelista, che capiscono
ciò che Cristoforo dice per mezzo di certi segni, ed essi dicono che Cristoforo
è soddisfatto ed approva…).
Gesù viene portato da Ponzio Pilato, che se ne lava le mani
Miniatura/illustrazione da “Storie di San Gioacchino, di
Sant’Anna,…”, Torino, Biblioteca Reale
La scoperta di questi
documenti fu fatta nell'Archivio Notarile di Stato a Milano soltanto nel 1910
dallo studioso Giuseppe Biscaro. I documenti
facevano parte delle imbreviature del notaio Antonio dei Bombelli del giugno
1472. Fino alla scoperta di questi
documenti non era noto che Cristoforo fosse sordomuto perché la sigla “MUT”,
che apponeva al nome per firmare i suoi lavori, fu oggetto di varie
interpretazioni e la maggior parte degli studiosi riteneva che fosse
l'abbreviazione di “mutinensis", cioè modenese. Quindi ritenendo che
Cristoforo fosse modenese anziché milanese, non si immaginava nemmeno che fosse
fratellastro del famoso pittore Giovanni Ambrogio De Predis. Gli studi del Biscaro hanno invece scoperto
e dimostrato che “MUT” significava proprio “MUTULUS” e fatto piena luce sulla
composizione della famiglia De Predis. Dunque Cristoforo era sordomuto dalla
nascita e lo esternava orgogliosamente apponendo sulle sue opere la sigla
"MUT" insieme al nome, forse per distinguersi dai suoi fratelli e
dagli altri allievi miniatori che lavoravano nella fiorente bottega artistica
di famiglia. Diversi bravi miniatori si
sono formati alla scuola di Cristoforo De Predis; citiamo, oltre al fratello
Giovanni Ambrogio, anche Pietro Giovanni Birago, Giacomo di Balsamo, Elio
Donato, Matteo da Milano, Tommaso da Modena, Ambrogio da Marliano.
Le opere sicuramente attribuibili
a Cristoforo De Predis sono quattro:
-
Offiziolo
della Beata Vergine (detto Libro d'Ore Borromeo). Milano, Biblioteca
Ambrosiana. Reca l'iscrizione : XPOFOR DE PDIS MUT.
M… S . PINX. Eseguito probabilmente nel 1471.
-
Storie di San
Gioachino, Sant'Anna, di Maria Vergine, di Gesù, del Battista e della fine del
mondo (chiamato anche Codice Varia 124). Torino, Biblioteca Reale. Reca le insegne e le sigle di Galeazzo Maria
Sforza e l'iscrizione: OPUS . XPOFORI . DE .
PREDIS . MUTI
. DIE . 6 . APRILIS . 1476. Questo Codice, secondo gli esperti, è il capolavoro
di Cristoforo De Predis. Contiene ben 323 miniature, una specie di libro illustrato come
preferiscono i sordi! Le 323 miniature
illustrano il manoscritto e perciò si può supporre che Cristoforo sapesse
leggere e capire la scrittura per interpretarla correttamente nel disegno delle
miniature. Dato che a quell'epoca non c'erano maestri e scuole per sordi e,
anzi, i sordi erano ancora ritenuti ineducabili (il Cardano e Pedro Ponce de
Leon arriveranno più tardi) è un mistero come Cristoforo abbia imparato a
leggere.
-
Messale della
Madonna del Monte di Varese. Varese, Museo del Santuario della
Madonna del Sacro Monte. Reca l'iscrizione: OPUS . XPOFORI . DE . PREDIS . MUTI . 1476.
-
Frammenti di un Corale, purtroppo disperso, della collezione
Wallace. Londra, National Gallery. Reca l'iscrizione: OPUS . XPOFORI . DE . PREDIS . MUTI . DIE . APR .
147...(l'ultima cifra è abrasa).
Le opere che gli esperti
attribuiscono a Cristoforo De Predis o alla sua scuola, ma con riserva perché
non firmati, sono:
-
Corale
di Ercole I d'Este, Modena, Biblioteca Estense. Forse uno dei
suoi ultimi lavori.
-
Il Corale
Psalterium et Vesperale e il Corale
Dalla Pasqua all'Avvento, Milano, Biblioteca Francescana. Realizzati nel
1480 forse con la collaborazione degli allievi della sua scuola.
-
Commentario
biblico di Nicolò de Lyra, Milano, Biblioteca Ambrosiana.
-
Codice
De Sphera, Modena, Biblioteca Estense.
Gesù risorto dice all’incredulo San Tommaso di toccare le sue ferite
Miniatura/illustrazione da “Storie di San Gioacchino, di
Sant’Anna,…”, Torino, Biblioteca Reale
Nel 1482 Leonardo da
Vinci giunse a Milano per lavorare anch'esso alla corte degli Sforza ed è
largamente documentato che nei primi tempi fu ospite della famiglia De
Predis. Giovanni Ambrogio ed
Evangelista divennero anche allievi di Leonardo e lavorarono con lui per La Vergine delle rocce commissionata dai
frati della Confraternità della Concezione per l’altare della chiesa di San
Francesco Grande di Milano. Ospite a
casa della famiglia De Predis, Leonardo conobbe personalmente Cristoforo e ne
ammirò l'abilità artistica. Certamente osservò come Cristoforo comunicava con
tutti per mezzo della mimica e dei segni. Con molta probabilità Leonardo, genio curioso e sperimentatore, almeno
una volta provò anche lui a sostenere una conversazione "silenziosa"
con il nostro Cristoforo. Le persone
intelligenti riescono sempre a stabilire un modo per capirsi e comunicare,
qualunque sia la rispettiva lingua e cultura. Non vi è dubbio che dal contatto
con Cristoforo, e probabilmente anche con altri sordomuti dell'epoca (forse il
Pinturicchio?), Leonardo trasse le numerose deduzioni scritte nel suo
"Trattato de la pittura". Leonardo studiò la gestualità e la mimica di Cristoforo, e dei sordi in
generale, per rendere straordinariamente espressivi i personaggi delle sue
opere, come gli apostoli del Cenacolo
(1495-1497) e la celebre, beffarda Gioconda
(1503-1506), che raffigura una donna muta che, eppure, sembra voler dire tutto.
Nel "Trattato de la pittura" Leonardo da Vinci consiglia agli artisti
di osservare ed imparare dai sordomuti: "Non rinfacciatemi che vi propongo
un insegnante che non parla, perché egli vi insegnerà meglio con i fatti, che
tutti gli altri maestri attraverso le parole. Il buon pittore ha da dipingere
due cose principali, cioè l'uomo ed il concetto della mente sua. Il primo è facile, il secondo difficile,
perché si ha a figurare con gesti e movimenti delle membra, e questo è da
essere imparato dai muti, che meglio li fanno che alcun'altra sorta
d'uomini."
Morte del Sole, della Luna e caduta delle stelle
Miniatura/illustrazione da “Storie di San Gioacchino, di
Sant’Anna,…”, Torino, Biblioteca Reale
La Vergine delle rocce, Louvre.
Dipinto da Leonardo da Vinci in collaborazione con i fratelli De
Predis.
Nel quadro è evidente la gestualità dei personaggi
Bibliografia
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Buchholz, Elke
Linda, Leonardo da Vinci. La vita e le opere. Könemann Verlag GmbH, Köln 1999, pag.
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Leonardo
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Malaguzzi
Valeri, F., La corte di Lodovico il Moro, Hoepli Editore, Milano 1917, Vol. 3°,
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Selva, L.,
Scuole e metodi nella pedagogia degli anacusici, Tipografia F.lli Gualandi -
Collana EFFETA, Bologna 1973, pag. 50
U.Thieme - F.Becker, Allgemeines
Lexikon der bildenden Künstler, Seeman Verlag, Leipzig 1933, Band 27, pag. 370
Vitale
Brovarone, A., Il Codice Varia 124 della Biblioteca Reale di Torino miniato da
Cristoforo De Predis, Allemandi, Milano 1987
"Voci,
Silenzi, Pensieri", N° 57 (Genn.-Febb-Marzo 1997), pag. 13
Wittgens, F., Cristoforo De Predis, in "Bibliofilia", Settembre-Ottobre 1934
Wittgens, F., La
miniatura nel pieno Rinascimento di Milano, in Storia di Milano, Ed. Treccani,
Vol. VII°, 1956, pag. 810-816
Internet
http://www.artnet.com/library/06/0693/T069309.asp
http://www.cedoc.mo.it/estense/mss/astro/a1cont.html
http://www.groveart.com
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http://www.ilbulino.com/illuminandi/desphaera.html
http://www.leonardoworld.com/vita.htm
http://www.museobaroffio.it/codici.htm
http://www.sacromonte.va.it/pag21_MuseoBaroffio.htm