Il Sestiere di Porta Romana
S. Vittorello, chiesa e vicolo
di Maria Grazia Tolfo
La chiesa di S. Vittore a Porta Romana, detta S. Vittorello
La tradizione ricordava che
l’ubicazione della chiesetta ricalcava quella della torre occidentale della
Porta Romana. L’agiografia di S. Vittore indicava il suo imprigionamento in
questa torre prima del martirio e la chiesa veniva visitata in occasione delle
Litanie Triduane. La Passio di S. Vittore fu composta probabilmente nel
secolo VIII e costituisce un termine abbastanza attendibile per stabilire
l’esistenza della chiesetta all’interno o accanto alla Porta Romana, perché la Passio
è costruita ad hoc intorno alle chiese dedicate a S. Vittore.
Questa lettura ci
confermerebbe che, con l’arretramento della cinta muraria operato da Narsete,
la Porta Romana non sussisteva più su quella augustea, ma le sue rovine erano
state riutilizzate dalla popolazione locale – secondo una prassi comune – per
ospitare luoghi di culto.
Secondo Giulini qui si
asserragliò per quindici giorni l’arcivescovo Grossolano, deposto a favore di
Giordano Clivio (1112-1120). Nel documento è detto che pose la sua resistenza
nel “carcere di S. Vittore”, termine col quale si definiva ormai l’antica Porta
Romana. Quindi, la cappella occupava
la parte inferiore della torre, che continuava a sussistere e a funzionare da
carcere temporaneo?
All’esterno della chiesetta
si trovava un altro punto di riferimento per la ritualità milanese: il sasso su
cui si era riposato Aurelio Ambrogio mentre tentata di sottrarsi
alla sua elezione a vescovo della diocesi milanese. Sul luogo della Pietra
santa venne a trovarsi una “crocetta”, mentre l’episodio ambrosiano
era ricordato da una lapide, scomparsa già alla fine del Seicento.
Per la descrizione della
chiesa ricorriamo al Torre:
“Questa Chiesa anticamente
era Parrocchia governata da Religioso Reggitore con buone rendite, mà
considerata da San Carlo soprabbondante unì l’incarco Parrocchiale à San
Giovanni la Conca, ed applicò le rendite sue alla Collegiata di San Steffano in
Broglio, perché accrebbero di Canonicati (canonici), e quivi pose per governo
Confraternita di Scolari con abito. Entriancene per dentro, che osservando le
sue antichità daremo qualche complimento agli occhi, mirando una Tavola in
Pittura plausibile dipinta da Carlo Antonio Rossi, moderno e squisito Pittore,
eccovela pure rappresentando con Pittoresca bizzarria la Vergine Assunta,
Sant’Ambrogio, San Vittore e San Carlo. I quadri di questo Virtuoso vengono
molto stimati, mà privo ne restò Milano di quelli suoi coloriti e vaghi parti,
poiché morte gl’inaridì il fiore di sua vita sul meriggio degli anni.”
Pochi anni dopo la
descrizione del Torre, la chiesa venne ricostruita integralmente e aperta nel
1724. Serviliano Latuada ci guida all’interno: “per comoda scala si ascende al
coro, in cui gli Scolari recitano ne’ dì festivi l’offizio della Vergine, il
quale occupa tutto lo spazio della chiesa inferiore”.
La chiesa rientrò nelle
soppressioni giuseppine e, stando alla pianta del catasto teresiano, venne
inglobata nel palazzo di via Unione 22 (contrada di S. Giovanni in Conca 4145/7),
dove nel 1845 la ditta Schaeffer & C. teneva un deposito di panni.
Il vicolo di S. Vittorello
Il vicolo era in asse con via
Paolo da Cannobio e ricalcava il perimetro esterno alle mura augustee. Nel medioevo vi si trovava
uno dei “coperti” di Milano, un portico che riparava le bancarelle degli
ambulanti. Per ulteriori notizie
dobbiamo saltare al XVIII secolo, quando risulta ospitata in uno dei palazzi a metà del vicolo una loggia dei Framassoni.
Dopo l’unità d’Italia le case
del vicolo vennero comprate dall’alta borghesia: il n. 3 era del signor
Maumary, che possedeva anche altri palazzi nell’adiacente via Maddalena; il n.
6 era del consigliere comunale ing. arch. Antonio Macchi.
A cavallo tra Ottocento e
Novecento il vicolo era noto agli amanti della vita notturna per il Caffè
Savoia, gestito da una signora francese, dove si suonava e ballava secondo lo
stile Belle Epoque, in compagnia di compiacenti “kellerine”.
Ultima modifica: martedì 2 gennaio 2007
mariagrazia.tolfo@rcm.inet.it
|