Il
cammino compiuto dalla scienza e dalla tecnologia per la comprensione e
l'utilizzo dei fenomeni elettrici ebbe il suo culmine, negli anni '80 del
secolo XIX, nella realizzazione dei primi sistemi di produzione e distribuzione
dell'energia elettrica.
Furono
senz'altro in molti a contribuire, in varie maniere, al raggiungimento di
questo obbiettivo, ma su tutti spicca la figura di quel geniale, eclettico,
inventore-imprenditore che fu Thomas Edison, per opera del quale
fra il 1882 ed il 1883 entrarono in servizio le prime centrali elettriche al
mondo e le prime reti di illuminazione con lampade ad incandescenza. Fu merito
di Edison, e dei validissimi collaboratori di cui si era circondato nel suo laboratorio
sperimentale di Menlo Park (non molto lontano da New York),
l'aver saputo concepire e realizzare un intero sistema, costituito da macchine
a vapore, dinamo, rete di distribuzione della corrente, lampade ad
incandescenza e sistema di regolazione. Questo sistema fu in grado di
funzionare e di dimostrarsi concorrenziale non solo tecnicamente, ma anche
economicamente, nei confronti della tecnologia dell'illuminazione allora
dominante, cioè quella del gas, e benché la sua vita sia stata abbastanza
effimera, la risposta che esso forniva al problema della costruzione di sistemi
centralizzati di produzione dell'energia elettrica, al momento della sua
comparsa, fu determinante.
La
Edison Illuminating Company costruì
la sua centrale di Pearl Street, a New York, ispirandosi allo stesso concetto
di impianto centrale di distribuzione che era stato introdotto dalla tecnologia
del gas illuminante, alla quale voleva fare concorrenza.
La
collocazione della centrale, che entrò in funzione nel settembre 1882, non fu scelta a caso: Pearl Street si trovava nel distretto finanziario di New
York, vicino a Wall Street, nella zona densamente urbanizzata di Manhattan,
piena di esercizi commerciali, uffici e ristoranti dai quali Edison attendeva
un grosso interesse nei confronti dell'illuminazione elettrica, anche come
richiamo per la loro clientela. Per poter costruire, Edison si guadagnò
abilmente l'appoggio delle autorità locali della città, strappando tutti i
permessi necessari per l'impianto e la posa delle linee. La centrale fu
calcolata[1]
per alimentare circa 10.000 lampade; esse funzionavano in corrente continua ed
erano collegate in parallelo tramite un sistema di distribuzione a tre fili. Le
dinamo furono appositamente realizzate allo scopo di ottenere caratteristiche
di tensione e resistenza interna adatte ad un tale sistema[2].
I cavi di distribuzione furono
interrati in cunicoli sotto i marciapiedi ed Edison ebbe il suo bel da
fare a risolvere problemi di isolamento e di giunzione dei cavi sotterranei.
Nonostante
numerose difficoltà iniziali, sia tecniche che finanziarie, l'impresa di Edison
ebbe successo ed il suo sistema di illuminazione fu rapidamente riproposto
all'estero. Edison aveva già avuto modo di impressionare gli Europei, con le
sue realizzazioni, alla Mostra Internazionale dell'Elettricità di Parigi del
1881 e perciò altre iniziative poterono partire quasi in contemporanea
alla centrale di New York. Non tutte ebbero ugual successo. Per esempio la
centrale londinese di Holburn Viaduct, entrata in funzione ancor prima
di quella di Pearl Street nell'aprile 1882, fu abbandonata dopo pochi anni,
mentre la centrale di Berlino della Friedrichstrasse, attivata nel
settembre 1884 per alimentare un blocco di edifici "di lusso" del
centro cittadino, ebbe un buon successo; ancora più fortuna ebbe la centrale
milanese di Santa Radegonda, entrata in servizio nel giugno 1883.
E' interessante osservare come le vicende di
Edison a Londra e Berlino evidenzino il diverso atteggiamento che le autorità
locali assunsero fin da principio nei confronti dell'energia elettrica. A
Londra, a causa del notevole fermento e delle speculazioni che stavano
accompagnando la nascita di tutta l'industria elettrica, e di una propensione
alla socializzazione dei servizi di pubblica utilità di cui era portatore
soprattutto il ministro del commercio Joseph Chamberlain, il governo centrale
ritenne di dover intervenire ad una regolamentazione, emettendo l'Electric Lighting Act dell'aprile 1882,
il quale fissò un quadro regolatore piuttosto pesante (poi attenuato nel 1886),
che non favorì affatto il nascere di un sistema di produzione e distribuzione
dell'energia elettrica.
A
Berlino, invece, Edison riuscì a raggiungere un buon accordo con la
finanza locale ed attraverso il suo appoggio con le più tolleranti autorità
cittadine, che non si posero eccessivi problemi di regolamentazione. Così,
grazie alle esperienze fatte con il sistema Edison ed alle occasioni che si
aprirono numerose in un clima politico favorevole, l'industria tedesca poté
rendersi rapidamente indipendente dalla tecnologia d'oltre atlantico, tanto che
nel 1887 la German Edison Company fu completamente riorganizzata, facendo
sparire lo stesso nome di Edison dalla sua sigla (assunse infatti il nome di Allgemeine Elektrizitats Gesellschaft, AEG).
I
sistemi Edison avevano comunque un grosso handicap: l'area che poteva essere
servita da una centrale era piuttosto limitata. Usando corrente continua e
delle dinamo, la tensione di distribuzione non poteva infatti essere molto
elevata; di conseguenza aumentando la distanza dalla centrale le perdite di
trasmissione diventavano assai elevate e non era perciò conveniente estendere
la rete di distribuzione. Il sistema Edison era adatto a servire aree urbane
densamente popolate, ma non altre situazioni. Inoltre i motori a corrente
continua (salvo il caso della trazione) non erano i più adatti al mondo
industriale, che avrebbe invece costituito un mercato potenzialmente
vastissimo.
Fu
solo attraverso una azione di ricerca e sviluppo che il fronte di espansione
dei sistemi elettrici poté comunque avanzare e non venire frenato da alcuni
aspetti tecnici rimasti indietro rispetto alle potenzialità del sistema.
L'innovazione che permise di superare questi limiti fu l'utilizzo di correnti
alternate trifase invece di quelli a corrente continua[3].
I
sistemi in corrente alternata cominciarono a fare una seria concorrenza al
sistema Edison verso la fine degli anni '80 del XIX secolo, quando iniziarono
ad essere disponibili i motori asincroni trifase. Il diffondersi di tali motori
nell'industria contribuì a rendere più uniforme il diagramma di carico
giornaliero delle reti, che era un elemento essenziale per aumentare il numero
di ore di utilizzo degli impianti, e difficile da ottenere se i carichi
continuavano ad essere costituiti dalla sola trazione e dalla illuminazione
notturna.
Di
pari passo con la introduzione dei sistemi in corrente alternata trifase si
svilupparono le tecnologie che resero possibile il trasporto di energia
elettrica a centinaia di chilometri di distanza. L'evento che ne dimostrò la
pratica fattibilità fu l'esposizione
che si tenne a Francoforte nell'agosto del 1891, in occasione
della quale fu realizzata una linea di trasmissione trifase a 25.000 Volt, che
partiva dall'impianto idroelettrico costruito per un cementificio a Lauffen,
sul fiume Neckar e con un percorso di ben 175 Km giungeva a Francoforte stessa.
Questo impianto dimostrativo fu completato con il contributo tecnico di varie
società e fu finanziato dalle autorità imperiali e locali. Esso dimostrò che il
trasporto a grande distanza poteva avvenire mantenendo le perdite in limiti
accettabili (l'efficienza misurata dalla turbina al trasformatore di arrivo in
bassa tensione fu del 74,5 %) e che i problemi dell'utilizzo di alte tensioni
erano stati risolti.
Gli
ingegneri di tutto il mondo videro nella esposizione di Francoforte la
giustificazione per altri analoghi tentativi e la possibilità di rendere
economico lo sfruttamento di enormi risorse idrauliche, disponibili spesso
assai lontano dai grandi centri urbani. Ne fu un esempio negli USA la prima
centrale realizzata per l'utilizzo delle cascate del Niagara, entrata in
servizio a metà del 1895, che inviava energia alla città di Buffalo, distante 32
km.
Nel
1893 la società americana Westinghouse
presentò alla fiera di Chicago il suo così detto "sistema universale".
Esso utilizzava, nelle
centrali elettriche, generatori trifase e trasformatori elevatori di tensione;
l'energia elettrica veniva trasmessa ad alta tensione (10.000 Volt) fino alle
centrali di distribuzione cittadina, dove la tensione veniva ridotta a 110 volt
monofase per gli usi domestici, od a tensioni più elevate per usi industriali.
Per le applicazioni che necessitavano di corrente continua, come la trazione
elettrica, veniva utilizzata una speciale macchina, il convertitore rotante, in
grado di convertire la corrente alternata in continua (era stata inventata da
C. Bradley nel 1888).
Il
sistema universale, che nelle sue linee essenziali è tuttora in uso, si impose
rapidamente all'attenzione delle aziende elettriche in quanto la sua
versatilità consentiva di aumentare notevolmente l'utilizzo degli impianti e di
realizzare economie di scala costruendo centrali di grandi dimensioni.
Il
conflitto fra i fautori della corrente continua ed alternata, che fu
inizialmente piuttosto aspro, pieno di polemiche[4]
e colpi di scena (gli storici della tecnologia lo ricordano come la "battaglia dei sistemi"), si
concluse un po' per volta con un progressiva affermazione della corrente
alternata. Negli USA la iniziale ostilità di Edison ai sistemi in corrente
alternata venne meno nel 1892 quando la Edison General Electric si fuse con la
Thomson-Houston dando origine alla General
Electric ed anche in Germania ci fu un accordo fra Siemens e AEG
per l'introduzione della nuova tecnologia.
Per
lunghi anni, comunque, sia in Europa che negli USA rimasero in servizio sistemi
di distribuzione in corrente continua e dovette passare molto tempo perché
avvenisse una unificazione delle tensioni e delle frequenze[5].