Milano in
pallone. Gli esordi del volo umano
di
Gian Luca Lapini
E’ a tutti noto che i primi studi, di una certa
sistematicità, sul volo umano furono quelli intrapresi verso la fine del ‘400
da Leonardo da Vinci (che sembra si sia applicato a questa materia in
particolare nel periodo in cui dimorò a Milano), per i quali egli viene spesso
citato come un precursore del volo umano.[1]
Per fare un ulteriore passo avanti nella storia del volo,
bisogna arrivare al 1670, anno in cui, in Lombardia, venne dato alle stampe il
tomo intitolato Prodromo, ovvero saggio su alcune invenzioni
nuove premesse all'arte maestra, scritto dal gesuita bresciano Francesco Lana de’ Terzi, studioso di fisica e meteorologia. Si trattava di un libro nel quale il
padre Lana esponeva alcune teorie circa la possibilità di costruire una “nave
volante” sostenuta da sfere metalliche, in cui fosse fatto il vuoto, che
avrebbero dovuto galleggiare nell’aria così come un recipiente cavo galleggia
sull’acqua: un’idea per alcuni versi completamente sbagliata, ma che eserciterà
notevole influenza sul successivo sviluppo del pallone. Il padre Lana
descriveva infatti il modo di far muovere la sua “nave” in orizzontale, con le
vele, ed in verticale, dosando una zavorra, o il vuoto nelle sfere con una
valvola: in pratica le stesse tecniche che sarebbero state usate un secolo dopo
sugli aerostati.
L’aerostato fu la macchina volante che dominò la scena per più di un
secolo, dalla fine del XVIII alla fine del XIX secolo; durante questo periodo
dovevano lentamente maturare anche le conoscenze e le tecnologie necessarie a
sviluppare macchine volanti “più pesanti dell’aria”.
Gli iniziatori storicamente riconosciuti di questa fase della storia
dell'aviazione furono i fratelli Montgolfier, francesi di Annonay, presso
Lione. Proprietari di una cartiera, realizzarono con tela e carta, un pallone
di 750 mc e lo gonfiarono con aria calda mediante un fuoco acceso sotto
l'estremità inferiore, che era aperta. Il 21 novembre 1783 il pallone, o meglio
la mongolfiera, raggiunse la quota di oltre 1.000 metri con la conduzione di
Pilatre de Rozier e del marchese d’Arlandes. Sei giorni prima il conte Marsilio
Landriani, professore di fisica sperimentale al Ginnasio
di Brera, aveva spedito in aria due palloni dalla Villa Reale di Monza per uno
dei primi esperimenti di misurazione della “salubrità dell’aria”. Il Landriani
fu dunque un antesignano dell’utilizzo dei “palloni sonda” per la raccolta di
dati meteorologici.
Il fascino delle
nuove imprese di volo contagiò rapidamente anche Milano che era da tempo una
città in cui le nuove idee culturali e scientifiche facevano buona presa. Il 31
gennaio 1784 l’architetto Luigi Cagnola, non volendo rischiare in proprio la
vita, spedì in cielo su un aerostato una pecora, ma poco dopo l’ardimento dei
milanesi fu riscattato da Paolo Andreani e dai fratelli Gerli, i primi a volare
in pallone in Italia.
Il marchese Andreani aveva conosciuto i Gerli all’inizio del 1783, quando essi avevano fatto
volare una mongolfiera di circa due metri di diametro vicino alla Porta
Orientale (Porta Venezia). Il marchese aveva quindi commissionato a sue spese
ai tre fratelli la costruzione di una mongolfiera
di 23 metri di diametro; era realizzata in tela, rivestita all’interno di
carta, ed avvolta all’esterno in una rete che sosteneva una navicella di
vimini. Come combustibile utilizzava legno di betulla ed una mistura di alcol,
trementina ed altri ingredienti. Il 25 febbraio 1784, dopo un paio di
tentativi, non riusciti, il marchese e due fratelli si staccarono da terra dai
giardini della villa Andreani di Moncucco (Brugherio), rimanendo in aria per
circa 20 minuti, ed atterrando con lievi danni. Si trattò della quarta
ascensione al mondo storicamente accertata. Riparata la mongolfiera
l’impresa venne ripetuta dall’Andreani il 13 marzo, questa volta non più con i
Gerli, ma con due artigiani locali.
Così la descrive lo
storico Pietro Verri:
“Silenzio e timore
occupavano l’immensa folla che dai palchi, dalle logge, dal giardino, dai
campi, era spettatrice attonita di quell’impresa nuova per loro e nuova a tutti
i passati secoli. La macchina intanto sale e l’animoso cavaliere comanda di
tagliare le funi e, col suono di una tromba, da l’avviso della sua partenza per
le regioni dell’aria. Spettacolo più grande non erasi presentato a nessuno
degli innumerevoli spettatori. Mirare l’ampia mole, pari a vasto palazzo e più
capace assai di grandissimo nostro teatro, galleggiare senza ondeggiamenti, era
portento da scuotere qualunque cuore.”
Qualcuno compose anche un
poemetto che cominciava così:
“Canto I’Insubre
Eroe, che primo spinse
per l’Italico ciel
volante antenna. E tal die’ prova
di valor, che vinse i generosi Volator
di Senna…”
La villa Andreani
esiste ancora a Brugherio ed il navigatore più curioso potrà andarci in
pellegrinaggio, a leggere la targa che ricorda l’evento.
Pochi anni dopo, il 14 ottobre 1807, fu la volta di Pasquale
Andreoli, allievo del famoso Francesco Zambeccari, a compiere un’ascensione con
un pallone a doppia camera decollando dalla nuovissima Arena di Milano e
raggiungendo la quota di 7.600 metri. Una vera festa nel clima trionfalistico
napoleonico.
Nei decenni successivi i milanesi ebbero varie occasioni per
assistere ad esibizioni di mongolfiere e palloni, tutte con intento di
spettacolo. Incredibilmente furono le donne a Milano a distinguersi per le acrobazie
dal pallone: citiamo fra tutte quelle effettuate all’Arena nel 1824 da Eufrasia
Bernardi, che si guadagnò il titolo di prima donna aeronauta d’Italia e di
Elisa Garnerin, detta la Madama di Baloun, che si esibì non solo
ascendendo in pallone, ma anche lanciandosi con un paracadute.
Nel 1848, nel corso delle Cinque Giornate, gli aerostati
mostrarono anche le loro possibilità di utilizzo pratico, quando gli insorti
utilizzarono piccole mongolfiere per mandare messaggi e notizie verso la campagna,
rompendo l’assedio degli Austriaci.
Verso la fine dell’800 gli aspetti ludici e pratici
dell’uso dei palloni sembrano mescolarsi: per esempio, il milanese Cirillo
Steffanini, in arte “Stephenson”, dopo essersi esibito innumerevoli
volte in esercizi funambolici appeso sotto la mongolfiera “Forza e Coraggio”,
si arruolò nell’esercito entrando a far parte della Sezione Aerostatica del
Genio, che era stata costituita a Roma già nel 1884, rappresentando il primo
nucleo dell’aeronautica militare.
Un fatto significativo da ricordare è anche la Grande
Esposizione Internazionale dei Trasporti e delle Belle Arti, tenutasi a Milano
nel 1906 in occasione dell’apertura del traforo del Sempione, nella quale fu
allestito un grande settore dedicato all’aerostatica. Pochi anni dopo i palloni
cominceranno a vivere, anche a Milano, come in Francia (con A. Santos-Dumont)
ed in Germania (con F. von Zeppelin) la loro metamorfosi in dirigibili, ad
opera di due personaggi locali che ebbero un grande ruolo nella dirigibilistica
italiana, Celestino Usuelli ed Enrico Forlanini (vedi biografia in questo sito).
Nel 1909 Enrico Forlanini volava su Milano a bordo del
“Leonardo da Vinci”, un dirigibile di 3260 mc con un motore di 40 cv. In pochi
anni l’ingegnere varerà il dirigibile “Città di Milano” di 11.500 mc di volume
con due motori da 80 cv ciascuno e costruirà una flotta di ben 12 dirigibili,
tra cui i famosi F-3, F-4, F-5 per i bombardamenti notturni. L’Italia, come le
altre nazioni belligeranti usò largamente palloni e dirigibili nella Grande
Guerra, anche se essi si dimostrarono, per le loro dimensioni e per la loro
infiammabilità, facili bersagli dei velivoli “più pesanti dell’aria”.
Nel dopoguerra, mentre prendeva sempre più piede il volo con
gli aeroplani, Forlanini effettuò alcun tentativi di utilizzo dei dirigibili
per il trasporto passeggeri e merci. Nel 1919 fu varato il dirigibile
semirigido di tipo M da 18.000 mc e la sperimentazione di varie macchine
continuò sul campo dirigibili di Baggio fino al suo capolavoro del 1931, il
dirigibile F-7 “Omnia Dir”, con valvole a reazione che gli permettevano
migliori possibilità di manovre autonome a terra rispetto alle macchine
concorrenti.
La crisi del dirigile, dopo gli anni ’30 ha reso queste
macchine volanti sempre più rare da vedere sui cieli di Milano, anche se non
sono mancati, in anni recenti le occasioni di rivederli in azione a scopo
pubblicitario: chi non ricorda il “sigarone” coperto di pannelli luminosi che
stazionava sopra la Fiera di Milano?
Anche palloni e mongolfiere hanno mantenuto una certa
tradizione a Milano grazie agli appassionati di volo aerostatico ed alle loro
associazioni, riportando in primo piano il loro originale utilizzo ludico e
sportivo.
Link
consigliati:
www.aerostati.it/cronologia.htm
[1]In effetti, pur avendo
avuto certamente delle intuizioni su alcuni aspetti del problema e disegnato
alcune macchine che assomigliano a quanto verrà realizzato nei secoli
successivi, Leonardo non riuscì a risolvere nessun problema fondamentale del
volo.
Ultima
modifica: martedì 27 gennaio 2004
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