I Clerici e il loro principe Anton Giorgio
di Matteo Sormani Turconi
Giorgio I (Giorgione), l'iniziatore delle
fortune
La famiglia Clerici
di Cavenago, pur vantando collegamenti con la stirpe omonima di
Lomazzo, è citata con precisione nei documenti della Parrocchia
di Copreno come oriunda dal vicino borgo d’Asnago, dove con tutta
probabilità nasce Giorgio I, detto Giorgione. La famiglia appare
sin dalle origini indissolubilmente legata con altre due famiglie
aristocratiche della zona, i Porro d’Asnago e Copreno ed i Carcano
di Bregnano; proprio dall’alleanza con questi due casati nasce la
Clerici Carcano Porro, società bancaria che si occupa del recupero
dei crediti verso quelle famiglie della zona fortemente indebitate
con gli industriali della lana e delle sete.
A creare il patrimonio
di famiglia è Giorgio I al quale non mancavano contatti con gli
ambienti giusti della nobiltà togata del tempo. “Chi governa
non è mai innocente”, così il buon Giorgione reimpiega gli utili
dell’attività bancaria nel mercato immobiliare. Nel 1628 strappa
alla concorrenza la tenuta di Copreno, la sua prima tenuta, messa
all’asta dal Venerando Hospitale di Milano per la risibile somma
di circa 50.000 lire, peccato che in una nota di cinque anni prima
fu valutata almeno 70.000, valutazione già cauta comparata con i
prezzi di allora. Qualche anno dopo stipula un affare ancora più
misterioso quando acquista all’asta la tenuta di Meda, già della
dissestata famiglia Avogadro;
in questo non è possibile fare una comparazione con i prezzi, ma
non si può far a meno di notare che l’asta è diretta dal senatore
Patellano. Le mogli di Giorgione e del Patellano erano cugine, entrambe
del casato dei Porro. Una parte della stessa tenuta è girata, qualche
giorno dopo, al potentissimo Bartolomeo Arese.
Da Don Carlo Visconti
Giorgio I acquistò il Palazzo di Milano sito nell’omonima via Clerici,
dove trasferì la dimora abituale della famiglia.
Giorgio I muore in
Copreno nel 1665, ma come precisa il testamento vuole essere sepolto
nella tomba che lui stesso ha fatto costruire nella chiesa milanese
dei Padri Riformati del Giardino; fatto che scatenerà un’accesa
lite tra il parroco di Copreno e quello di San Protaso ad Monacos,
entrambi risolti nell’officiare indipendentemente l’uno dall’altro
la cerimonia funebre causando l’intervento del Vicario arcivescovile
che decise la lite a favore del parroco coprenese.
I Marchesi di Cavenago
Pietro Antonio, primogenito
di Giorgione e Angiola Porro, continua l’attività del padre, ma
contemporaneamente egli riesce ad ottenere quell’agognato feudo
di Cavenago che gli consente di poggiarvi il titolo di marchese;
con quest’atto anche i Clerici escono dalla borghesia per entrare
con suntuosità nel patriziato milanese. Sposò Vittoria d’Adda, ma
non ebbe discendenza.
Degli altri figli
di Giorgione degno di nota é Francesco, capitano dei corazzieri
del re Spagna, gran mecenate, al pari del padre e del fratello Pietro
Antonio favorì grandemente l’Ospedale Maggiore di Milano dove si
conservano, nella nuova sede museale, i ritratti di diversi membri
di questo casato. Ricostruì sopra un antichissimo luogo di culto
il santuario di San Mauro abate di Copreno dove un tempo si conservavano
quadri del Guercino. Sempre in Copreno fece restaurare la cappella
di San Francesco Saverio, suo patrono, dove volle per gli affreschi
importanti pittori barocchi di quel tempo. Malgrado il doppio matrimonio
non ebbe discendenza.
Da Carlo, secondogenito
di Giorgione, giureconsulto validissimo, discesero i due rami della
famiglia, quello antico il cui ultimo rappresentate fu il marchese
Anton Giorgio, e quello moderno, disceso da Giovanni Paolo, nato
fuori del matrimonio, ma legittimato alla presenza del conte palatino
Castiglioni per volontà dello zio Francesco che lo istituì suo erede
particolare; la discendenza di Giovanni Paolo è ancora fiorente.
Il principe Anton Giorgio
Dopo luttuosi fatti
famigliari, ovvero la morte del padre
e del nonno ancora giovani, Anton Giorgio, quarto marchese di Cavenago,
alla spensierata età d’anni sette si scopre essere l’unico erede
del grandioso patrimonio di questa famiglia
potendo disporre di una rendita annua di 400.000 lire d’entrata
netta.
I documenti d’archivio mettono in luce l’alta e ormai indiscussa
posizione sociale della sua famiglia. Persino il potentissimo principe
Eugenio di Savoia é disposto a “favorirlo in tutto”. Molti
non sanno che il ramo principale dei Clerici vantava pure una parentela
con i Savoia per mezzo della principessa Giovanna di Masserano,
nonna d’Anton Giorgio.
La madre di Maria
Archinto, figlia del conte Carlo, non era inferiore per nobiltà;
vedova di Carlo Giorgio Clerici contrasse un nuovo matrimonio con
il principe Antonio Trivulzio, il quale non poté non influire sulla
vita del giovane Clerici.
Anton Giorgio ai
titoli degli avi aggiunge quello di barone di Sozzago e grande di
Spagna. Colonnello proprietario di un reggimento che mantenne a
proprie spese, rientrò presto nei favori dei sovrani tedeschi dai
quali fu inviato in Roma, quale loro ambasciatore, durante il conclave
che seguì la morte di Benedetto XIV, dove, con grandi spese tratte
dal proprio patrimonio, fece un ingresso solenne degno di un imperatore.
Consigliere intimo
di Stato fu quindi creato cavaliere del Toson d’oro una delle più
alte onorificenze di quei tempi. Inoltre non essendo ancora la famiglia
iscritta nelle liste del patriziato di Milano vi ottenne l’ammissione
nel 1739. Solo la famiglia Castelbarco Visconti, forse la più nobile
di quel tempo, rifiuterà tal privilegio.
Molte risorse finanziarie
le dedicò al Palazzo di Milano che fu riarredato con mobili preziosissimi
provenienti da Vienna. Argenti e arazzi non lesinavano la loro presenza.
Si poteva godere della pittura del Tintoretto, di Guido Reni, Van
Dyck, del Pordenone, del Veronese e d’altri celebri artisti. Furono
decorate le porte, gli stipiti, le finestre, non mancava il legno
intagliato e dorato (forse dal Fantoni). Nel 1740 toccò al maestro
Giovan Battista Tiepolo, chiamato ad affrescare la volta della galleria
principale; pare di vedervi anche la mano d’altri artisti di questa
scuola, come il Bartoloni, ma nulla toglie alla grandezza di quest’opera
con il Carro del Sole circondato dai Pianeti quasi a simboleggiare
l’ascesa gloriosa della famiglia ormai giunta ai tempi dell’esaltazione.
Anton Giorgio però
non poté pagare i lavori, fu quindi costretto a chiedere al Senato
di sciogliere alcuni fedecommessi, ovviamente gli fu concesso. Alla
morte di questo principe settecentesco rimaneva ben poco del patrimonio
finanziario della famiglia, la reggia milanese passò in proprietà
di Francesco Clerici che per evitare le enormi spese di gestione,
l’affittò all’arciduca Ferdinando d’Austria che vi tenne immemorabili
feste. Infine nel 1813 i Clerici cedettero il Palazzo al Ministero
del Tesoro del Regno d’Italia.
Il suo matrimonio
con la marchesa Fulvia figlia d’Annibale Visconti
se da un lato lo posizionò negli ambiti saloni ovattati dove si
riuniva la Milano del potere, ma soprattutto la Milano della cultura,
per altro verso non riuscì (...) a dargli quel figlio maschio che
gli avrebbe consentito di continuare il suo ramo. Delle due figlie
Maria premorì al padre nel 1757, mentre la primogenita, Claudia,
fu importantissima nobildonna di palazzo, ammessa per privilegio
sovrano a godere del titolo di grande di Spagna, fu pure dama della
croce stellata, ma soprattutto l’erede delle, in verità ormai non
molte, sostanze del padre, questo perché la parte più grande del
patrimonio era costituita da fidecommessi. Claudia nel 1752 aveva
sposato il conte Vitaliano Biglia, ma il matrimonio fu sterile e
l’ultima del ramo antico dei Clerici di Cavenago si spense sola
nel palazzo di suo marito nel 1822.
Note d'arte
Le importanti ville
di Castelletto di Cuggiono, Copreno, Meda, Tremezzo, Niguarda, nonché
il palazzo di Milano, nel volgere di qualche decennio, uscirono
dal grandioso patrimonio famigliare, andando così a rimpinguare
le casse, ormai vuote, d’alcuni sfortunati membri del casato; tra
questi degno di nota è Giorgio, morto in Roma, ma tra i primi avversi
all’Austria nelle straordinarie cinque giornate di Milano. Giorgio
aveva ereditato la tenuta di Copreno comprensiva della famosa scuderia
Clerici, ma dovette cederla ai suoi creditori, impossibilitato com’era
nel ripianare i debiti accumulati.
In Copreno presso
il sepolcro del ramo moderno della famiglia Clerici si conserva
un bellissimo bassorilievo realizzato dallo scultore Vela, come
testimoniano le note di pagamento conservate presso l’ASMi. L’opera
più che ricordare il cav. Paolo Clerici allude chiaramente alla
fine dell’impero asburgico, con quel Garibaldi colto nell’atto di
chiudere il sarcofago dove non giace il marchese, ma l’imperatore
d’Austria e più a lato quel Vittorio Emanuele II che sovrasta tutto.
Il Vela ha voluto trasformare i membri di questo nobile casato nei
personaggi in quel momento estremamente attuali, tanto che al centro
dell’opera, pur se con qualche dubbio, pare di vedervi il poeta
consolatore che assomiglia in modo straordinario al Carducci.
Il ramo moderno
fu caratterizzato dalla netta scelta verso l’ideale unitario non
a caso la madre del cav. Paolo Clerici era Donna Gaetana Melzi D’Eril,
sorella del primo presidente dell’Italia napoleonica.
Fonti
·
Archivio Parrocchiale di Sant’Alessandro di Copreno,
Registri Antichi e cartelle del Legato Clerici.
·
Archivio di Stato di Milano, Fondo Clerici di Cavenago,
ramo Antico e ramo moderno, cartelle varie.
·
Archivio Sormani Turconi di Copreno, Fondo Famiglie.
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