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Il telegrafo

di Gian Luca Lapini

Il simbolo del telegrafo sulla testata del Palazzo dei Giureconsulti

 

L'invenzione del telegrafo elettrico costituisce un essenziale punto di svolta nell'evoluzione della comunicazione umana: con questo apparecchio cade infatti la barriera del tempo e la comunicazione diviene "in tempo reale"[1], in quanto un messaggio può essere trasmesso in maniera praticamente istantanea a grandissima distanza. Il telegrafo fu un'idea di rottura che permise lo scaturire di idee più audaci ed ambiziose, come quella di trasmettere suoni ed immagini, o di codificare le informazioni (il codice telegrafico Morse può essere considerato un precursore della codifica binaria, che avrebbe un secolo dopo posto le basi per la rivoluzione informatica). Le vicende del telegrafo e del telefono furono agli inizi assai intrecciate l'una con l'altra dal punto di vista della tecnica, e spesso in contrasto sul piano degli interessi e della conquista dei mercati. Peraltro solo il telefono fornirà quella facilità di utilizzo che ne renderà l’uso capillare, creando un po’ per volta una rete che arriverà in tutte le case, mentre il telegrafo non è mai diventato un apparecchio di uso domestico, rimanendo appannaggio di un corpo di specialisti.Il telegrafo ottico di Chappe (fine ‘700)

Il telegrafo elettrico aveva avuto un importante precursore, maturato in Francia al tempo della Rivoluzione, a cui bisogna accennare per l’ampiezza delle applicazioni a cui diede luogo: si tratta del telegrafo ottico dell’abate Claude Chappe.

L'idea era abbastanza semplice e non del tutto nuova[2], ma fu merito di Chappe l'essere riuscito ad organizzare in tutti i dettagli una cospicua rete di torri di segnalazione, distanti in media 8-10 Km l'una dall'altra; esse si rimandavano messaggi tramite una specie di "semaforo", costituito da una struttura a T su cui si incernieravano due bracci rotanti, variando la posizione dei quali si ottenevano 49 diverse posizioni, corrispondenti a lettere, numeri o simboli. Nonostante il collegamento ottico fra le torri, che avveniva a mezzo di cannocchiali, fosse possibile solo di giorno e risentisse abbastanza dei capricci del tempo, questo sistema di comunicazione iniziato per scopi essenzialmente militari, ebbe una grande diffusione, tant'è vero che nel 1852, quando fu sostituita dal telegrafo elettrico, la rete Chappe aveva raggiunto in Francia i 4830 Km, con 556 stazioni. Esisteva anche una importante diramazione per l'Italia, che arrivava fino a Venezia, passando per Torino e Milano. A Milano il telegrafo ottico era sistemato in cima al campanile di San Celso nell'attuale corso Italia.

Ritornando al telegrafo elettrico, le prime idee di utilizzare l'elettricità statica, prodotta per esempio con delle bottiglie di Leida, per trasmettere messaggi, risalgono a circa la metà del '700. Agli inizi dell'800 furono invece proposti dei telegrafi elettrochimici: facendo passare la corrente prodotta da una pila di Volta in un sistema a molti fili si provocava la comparsa di bollicine di idrogeno per effetto della decomposizione dell'acqua, rilevando in tal modo il filo che era stato attivato ed il simbolo ad esso associato.

Il telegrafo elettrico a 5 aghi di Cooke e Wheatstone (1837)Samuel MorseFurono comunque solo lo sviluppo delle conoscenze sull'elettromagnetismo e la messa a punto di batterie di discreta efficienza e durata, che permisero di concepire e realizzare degli apparecchi di uso pratico, come il primo telegrafo a cinque aghi di Cooke e Wheatstone, del 1837, che collegava due stazioni della linea ferroviaria Londra-Birmingham ed i telegrafi scriventi di Morse[3] (inventore anche del famoso codice di punti e linee) e Vail, comparsi verso il 1838 ed usati, in versione perfezionata, per la prima importante linea telegrafica degli USA, fra Washington e Baltimora, nel 1844[4].

Nel primo telegrafo di Cooke e Wheatstone, la trasmissione di segnali avveniva con un sistema a cinque fili, con il quale si provocava il movimento di cinque aghi magnetici: la deflessione di una opportuna coppia di aghi indicava direttamente la lettera dell'alfabeto che si voleva trasmettere. Il sistema era facile da usare per gli operatori, ma assai costoso nella stesura e manutenzione delle linee; si passò così in breve a sistemi a due aghi o un solo ago, che richiedevano un solo filo[5], per i quali era però necessaria una codifica dei segnali ed operatori addestrati all'uso di un codice. All’inizio furono diversi i codici proposti, ma in breve fu il codice Morse quello che si affermò come lo standard di trasmissione.

Il telegrafo elettrico scrivente di Morse (circa 1840)

La versione perfezionata del telegrafo elettrico usata dalle Ferrovie dello Stato Italiane (fine ‘800)Già da questa primissima applicazione le fortune del telegrafo si legarono a quelle della ferrovia. Queste due grandi invenzioni dell'800 ebbero infatti in qualche modo bisogno l'una dell'altra: la ferrovia implicava un continuo scambio di veloci messaggi per la regolazione del traffico, il telegrafo necessitava non solo di un utente privilegiato, ma anche di una rete parallela che facilitasse la posa di pali, fili, stazioni e che disponesse già di abbondante personale impiegato a tempo pieno lungo la rete.

Anche il pubblico ebbe comunque abbastanza presto sentore delle grandi possibilità del telegrafo. E' rimasto famoso l'episodio avvenuto vicino a Londra nel 1845, che ebbe un enorme rilievo sui giornali dando un impulso alla diffusione del servizio telegrafico. Una donna era stata assassinata a Slough ed il sospetto assassino fu visto salire su un treno per Paddington. Il telegrafo che collegava (già dal 1838) le stazioni ferroviarie permise di trasmettere a quella località un allarme per la polizia ed una descrizione della persona, così che all'arrivo del treno il colpevole fu riconosciuto, arrestato ed in seguito giustiziato.

Sul telegrafo fu costruita la fortuna di grosse compagnie private, come la Western Union negli USA, che ebbe poi una cospicua parte anche nella diffusione dei telefoni, o di enti statali, quali i servizi delle Poste e Telegrafi, che si incaricarono di estendere capillarmente il servizio al territorio nazionale di molti stati europei, compresa l'Italia.

Alcuni dispositivi adottati per la telegrafia furono i precursori di analoghi dispositivi che risultarono poi essenziali nello sviluppo dei telefoni: per esempio il relè, inventato da Edward Davy nel 1838, che consentiva la ripetizione del messaggio e la sua trasmissione e grande distanza.
Grande importanza ebbe anche lo sviluppo delle tecniche di isolamento, di produzione e di stesura dei cavi, che consentirono fra l'altro la posa dei primi cavi telegrafici sottomarini poco dopo il 1850.

In sostanza negli anni in cui fecero la loro comparsa i primi telefoni (attorno al 1876) quella del telegrafo era una tecnologia ben affermata e consolidata, che aveva raggiunto una notevole perfezione tecnica con l'uso di dispositivi di trasmissione automatica e multipla: un esempio per tutti è costituito dal telegrafo a tastiera di Hughes, introdotto verso il 1860, che consentiva di telegrafare facilmente anche a chi non conosceva il codice Morse. In altri termini, quando comparvero i primi telefoni, il sistema telegrafico aveva ormai raggiunto una larga diffusione ed attorno ad esso ruotavano enormi interessi tecnico-economici.

Telegrafo elettrico a tastiera di Hughes (verso il 1860)

 



[1] In realtà all'inizio era "in tempo reale" solo la fase di trasmissione, ma non quella di scrittura, di codifica e di recapito del messaggio.

[2] Si conosce per esempio il largo impiego fatto dai Romani di torri di segnalazione.

[3] Samuel Morse era un pittore americano che, benché privo di una particolare preparazione scientifica, si appassionò al problema della trasmissione dei segnali con congegni elettrici per i quali già nel 1832 concepì il suo famoso alfabeto di tratti e punti. Egli sentì parlare dei primi tentativi di collegamenti telegrafici durante un viaggio in Europa nel 1835, dopo il quale costruì il suo primo rudimentale apparecchio scrivente nel quale una strisciolina di carta veniva fatta avanzare da un semplice meccanismo a orologeria. Nel 1837 introdusse i ripetitori a relais che permettevano la trasmissione dei segnali a distanze considerevoli.

[4] Le prime linee telegrafiche italiane furono costruite in Toscana nel 1845, collegando Firenze con Livorno, Empoli e Siena, e Pisa con Lucca. Nel 1850 una linea telegrafica collega Milano e Venezia.

[5] Un solo filo è sufficiente in quanto la funzione di “filo di ritorno” viene svolta dalla terra. Normalmente negli impianti telegrafici, a differenza di quelli di trasmissione dell’elettricità, i fili erano di ferro ricotto e zincato, con diametri da 2,45 fino a 5 mm.

Ultima modifica: lunedì 3 maggio 2004

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