Matteo Visconti
di Maria Grazia Tolfo
L’ascesa a fianco di Ottone Visconti
Matteo nasce a Invorio il 15 luglio (o agosto?) 1250 da Teobaldo Visconti
Nel 1269 sposa Bonacosa, figlia di Squarcino Borri,
uno dei capi dei fuoriusciti sostenitori di Ottone Visconti. Dal loro
matrimonio nasceranno dieci figli: Galeazzo, Marco,
Giovanni, Luchino,
Stefano, Caterina,
Zaccarina, Floramonda,
Agnese e Beatrice.
21 gennaio 1277:
vittoria viscontea a Desio sui della Torre, narrata nelle Gesta di Ottone dipinte sulle pareti della Sala di Giustizia della Rocca di
Angera. Storicamente i Torriani furono sorpresi nel sonno grazie a un traditore
che aprì ai Visconti le porte della città.
A Milano viene nominato Capitano Guglielmo Borri, appartenente alla famiglia che guida le fila ghibelline, forse destinato ad
assumere il comando della città.
Nasce Galeazzo,
primogenito.
Dicembre 1281:
Ottone Visconti adotta un suo congiunto,
Guido da Castiglione,per rinforzare il suo potere. Matteo comanda le truppe arcivescovili. Non
si è ancora fatta strada l’idea che l’arcivescovo di Milano possa imporre la sua casata alla guida politica di Milano.
Dicembre 1287:
Ottone fa nominare Capitano del Popolo Matteo, che pone la sua residenza al Broletto Vecchio. Si occupa subito della revisione degli Statuti del Comune.
21 dicembre 1289:
Matteo è riconfermato Capitano del Popolo; presenta i nuovi statuti comunali al Consiglio generale che approva anche l’articolo che riguarda il Capitano del Popolo, la cui
elezione sarebbe spettata al Consiglio di governo creato dall’arcivescovo, i 12 di Provvisione, e al loro capo. E’ il primo passo per la Signoria viscontea su Milano.
1290: anno probabile di nascita di Giovanni.
Matteo tenta inutilmente di impadronirsi di Pavia, occupata dal marchese Guglielmo VII del Monferrato.
E' Capitano di Vercelli.
1292: nasce Luchino.
Matteo è Capitano di Alessandria e Como.
Maggio 1294:
i messi di re Adolfo di Nassauconferiscono a Matteo il vicariato imperiale per tutta la Lombardia. Matteo riaccende la lotta contro Lodi e Crema.
8 agosto 1295:
muore a 88 anni Ottone Visconti, che si era ritirato da qualche anno presso i Cistercensi di Chiaravalle. Matteo deve sbrigarsela da solo.
Muore anche Beatrice, la sorella
eretica di Ottone che aveva sposato Egidio di Cortenova. Brucia
il palazzo della Credenza al Broletto Vecchio e viene riedificato da Matteo, che acquista anche case dai Fiamma.
1297: Matteo decide di costruire la sua cappella in S. Eustorgio. Muore Stefanardo da Vimercate, priore del monastero domenicano di S. Eustorgio.
Signore di Milano
1299: Alberto d’Asburgo riconferma a Matteo il vicariato. Il 9 aprile, per evitare accuse di tirannia, Matteo si dimette dalla carica di Capitano per lasciare al Consiglio la sua riconferma, cosa che avviene
puntualmente per altri cinque anni.
Aprile 1300:
si apre il processo contro Manfreda da Pirovano del
monastero di Umiliate di via Brera, accusata di aderire all’eresia di Guglielmina Boema. Manfreda è cugina di Matteo e il processo, conclusosi con la condanna al rogo in settembre,
avrà ripercussioni politiche contro Matteo.
24 giugno: Galeazzo sposa a
Modena Beatrice d’Este, sorella di Azzo VIII e vedova di Nino Visconti di Pisa.
Maggio 1301:
viene sventata una congiura contro Matteo che vuole assumere come suo collega il figlio Galeazzo,
di 23 anni.
Matteo è Capitano del Popolo di Bergamo.
Il nuovo esilio dei ghibellini
1306: Matteo tenta un colpo di forza per riprendersi Milano, ma viene fermato a Vaprio.
1307: Matteo partecipa a una congiura ordita da Ottorino da Soresina per uccidere Mosca e Guido
della Torre. L’attentato fallisce e porta a nuove persecuzioni.
Matteo rimane per vari anni a Nogarola
ospite degli Scaligeri, mentre Galeazzo resta presso gli Este e i Bonacolsi.
23 dicembre 1310:
Matteo incontra Enrico VII a Asti e si accorda con l’arcivescovo di Milano in esilio Cassono della Torre, ostile ai suoi parenti. L'imperatore Enrico VII è ricevuto a Milano con la consorte e
il suo ampio seguito dai Torriani; Matteo in incognito riesce a farsi introdurre presso l’imperatore per perorare la sua causa. Il 27
dicembre si ha una solenne adunanza al Broletto. Enrico VII in trono è circondato da 23 membri dei
Torriani e da alcuni Visconti: Lodrisio, Matteo coi figli Luchino e Marco, il fratello di Matteo Ubertocol
figlio Giovanni. L’imperatore
impone la pace alla due casate rivali.
Di nuovo Signore di Milano e vicario imperiale
12 febbraio 1311 Milano è in rivolta contro Enrico VII e i Visconti riescono a girare le carte in modo da risultare non solo innocenti, ma addirittura alleati di Enrico. Con questo secondo
inganno estromettono i della Torre.
13 luglio:
sotto le mura di Brescia Matteo ottiene da Enrico VII
l’incarico di vicario imperiale per Milano, dietro pagamento di 50.000 fiorini e 25.000 da versare ogni 4 anni.
24 agosto 1313 muore
a Buonconvento Enrico VII. Matteo è in grave
difficoltà perché è venuto meno il suo vicariato imperiale.
20 settembre 1313:
Matteo è eletto Signore di Milano dal Consiglio Generale del 1200.
1314: Matteo occupa Angera e commissiona la decorazione della Sala di Giustizia della Rocca, eseguita dal cosiddetto Maestro
di Angera.
Agosto: dopo l’incendio appiccato – vivente ancora Enrico VII
- all’archivio arcivescovile depositato in S. Radegonda e l’occupazione di Angera, l’arcivescovo Cassono
della Torre scomunica Matteo e i suoi figli.
7 agosto 1316
è eletto papa Giovanni XXII, l’acerrimo nemico di Matteo.
I processi per eresia
28 maggio 1317, in seguito alla bolla papale del 31 marzo che vietava di portare il titolo di vicario imperiale a chi lo avesse ricevuto da Enrico
VII, Matteo rinuncia al titolo e si tiene quello di rettore di Milano. Prima di
settembre Cassono della Torre
si dimette e il capitolo elegge Giovanni Visconti, figlio di Matteo. Papa Giovanni XXII non riconosce l’elezione e nomina il francescano Aicardo da Camoregia.
Si apre la guerra delle scomuniche.
4 gennaio 1318: i
vescovi di Asti e di Como, legati papali, scomunicano Matteo per non aver liberato i della Torre e altri guelfi prigionieri. Una nuova scomunica lo colpisce il 10
febbraio e una terza il 6 aprile.
Febbraio 1320: Bartolomeo
Cagnolati, prete milanese, testimonia ad Avignone davanti a una commissione cardinalizia contro Matteo. Cita pratiche di negromanzia per uccidere il papa e menziona Dante
Alighieri come un negromante che i Visconti intendevano convocare a Milano.
Primavera:
Giovanni XXII convince il re di Francia Filippo a
mandare un esercito in Lombardia contro i ghibellini. Galeazzo
è Capitano generale dell’esercito ghibellino e convince il re di Francia a desistere. Galvano
Fiamma, domenicano di S. Eustorgio, scrive la Galvagnana. Dallo stesso studium di S. Eustorgio proviene il falso documento Chronica mediolanensis.
Genealogia Comitum Anglerie detto “Chronica Danielis”, nel quale viene narrata l’origine dei Visconti e il loro possesso di Angera precedente a quello dell’arcivescovo.
23 giugno: il legato pontificio inizia il procedimento canonico contro Matteo. Seguono altre Bolle papali che mirano a togliere al Visconti ogni sostegno politico.
3
settembre: è affissa ad Asti la sentenza di scomunica contro Matteo, che ha due mesi di tempo per
presentarsi alla Curia papale. 23 settembre: Matteo dichiara al papa di non potersi recare ad Avigngone perché malato.
15
gennaio 1321: muore
sua moglie Bonacosa.
Febbraio: sentenza
in contumacia contro Matteo per non essersi presentato ad Avignone.
16 dicembre:
si apre un nuovo processo per eresia contro Matteo e Galeazzo. Oltre ad essersi appropriato di beni della Chiesa milanese, Matteo è accusato di essere cataro, di aver aiutato fra’ Dolcino, di aver
ingaggiato Dante Alighieri come negromante per pratiche di magia nera contro papa Giovanni XXII,
d’invocare i demoni e di tenerne due al suo servizio: uno in un buco e l’altro alla fonte di S. Calocero, detta “fonte di Orisia”. Si arriva ad aggiungere alla lista
degli eretici l’arcivescovo Ottone e suo fratello Matteo, nonché tutta la linea femminile della famiglia, non dimenticando che Manfreda
Pirovano era da poco salita al rogo.
1 gennaio 1322: un
vescovo e due abati si presentano al ponte del Ticino per fare la terza intimazione a Matteo. Gli ufficiali a custodia del ponte li obbligano a spogliarsi per impedire loro di
portare a Milano la citazione.
25 febbraio: a Matteo si intima di comparire a Bergoglio (Alessandria) davanti alla commissione presieduta dall’arcivescovo Aicardo
di Comoregia.
14 marzo
Matteo è condannato per eresia in contumacia e i suoi beni sono confiscanti; i sudditi milanesi sono parimenti colpiti da interdetto.
24
giugno Matteo muore a Crescenzago, dove si era ritirato presso gli Agostiniani. E’ sepolto in un luogo sconosciuto per impedire che il suo corpo sia
bruciato come eretico. Molto probabilmente si trovava in S. Eustorgio.
Ultima modifica: martedì 14 gennaio 2003
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