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L'harem di Bernabò

a cura di Maria Grazia Tolfo

 

Sommario

Beltramola de Grassi
Montanina de Lazzari
Caterina Freganeschi
Giovannola di Montebretto
Donnina de Porri

Beltramola de Grassi

Fu forse una delle prime amanti di Bernabò, senza dubbio appartenenti a un periodo precedente il suo matrimonio con Regina della Scala nel 1350.
Ebbe da Bernabò quattro figli, due maschi e due femmine, nati probabilmente dal 1343 al 1346. Il primogenito fu Ambrogio, che rimarrà accanto al padre come capitano di ventura.  Seguirono le due femmine Enrica e Margherita e l'ultimogenito fu "il prode" Estorre. Le viene di solito attribuita, ma inesattamente, la maternità di Isotta.
Non si hanno altre notizie di Beltramola.

Montanina de Lazzari

Dopo il matrimonio con Regina della Scala, Bernabò ebbe una relazione abbastanza fugace con Montanina. Gli diede il figlio Sagramoro, dai quali discendono i Visconti di Brignano, e molto probabilmente la figlia Donnina. I dati su Montanina finiscono qui.

Caterina Freganeschi

Caterina apparteneva a una famiglia cremonese che a Milano gestiva l'Osteria del Saraceno; forse era figlia di Pietro e sorella di Gabriele, abitanti nella parrocchia di S. Pietro all'Orto. Entrò nelle grazie di Bernabò negli anni Sessanta del Trecento. Da lui ebbe due figli: Galeotto e Riccarda.

Donnina de Porri

Donnina, dalla fine degli anni Sessanta, occupò una posizione quasi paritaria con Regina della Scala, tanto che si sarebbe potuto ritenere bigamo Bernabò. Era figlia del giureconsulto Leone de Porri o Porro di Copreno e di Franceschina de Varubiis, originaria forse di Meda. Da Bernabò ebbe almeno quattro figli: Palamede, Lancillotto, Soprana, Ginevra, elencati senza ordine cronologico.
E' detta la Dea amoris negli Annales Medionalenses e Bernabò la chiamava affettuosamente col cognome "la Porrina". Ma sarebbe sbagliato giudicarla come una frivola cortigiana con una straordinaria propensione a figliare. Donnina si occupava principalmente di operazioni finanziarie. Nel testamento che Bernabò redasse nel marzo 1379 a Donnina e al figlio Lancillotto assegnò il feudo di Pagazzano alla Ghiara d'Adda.
Nel 1381 Donnina fu impegnata in una serie di traffici di granaglie per conto di Bernabò. Portò a buon fine alcune forniture di grano a Venezia, depositando la somma di 20.000 ducati d'oro presso la Camera dei frumenti della stessa città, con l'interesse annuo del 4%. I grossi introiti procurati ai Visconti fecero sì che nel 1384 Bernabò concedesse l'usufrutto a lei e alla madre Franceschina dei beni di Niguarda (G. Barbieri, Donne e affari a sostegno della Signoria viscontea. Il caso di Donnina de Porris, in "Economia e Storia", XX, n. 4, 1973). Nel 1382 era stata lei a recarsi con Bernabò a rendere omaggio al duca d'Angiò che stava andando alla conquista di Napoli. Mentre Regina era assente (forse già malata), Donnina regalava ad Amedeo VI che accompagnava l'Angiò un cappello di paglia per ripararsi dal sole, impreziosito da perle.
Resta da chiarire se contrasse o meno un matrimonio con Bernabò, del quale non resta traccia nei documenti, ma solo nelle smentite di Gian Galeazzo, che dopo aver eliminato dalle pretese dinastiche i figli di Regina non voleva certo trovarsi fra i piedi quelli di Donnina. Sarà solo Filippo Maria che sanerà il contenzioso aperto da questi altri discendenti di Bernabò, riconoscendo loro l'eredità ricevuta. 
Bernabò venne catturato nel maggio del 1385, quando nasceva la loro ultima figlia, che Donnina volle chiamare Ginevra, la regina delle storie arturiane. Donnina seguì poi Bernabò in prigione nel castello di Trezzo, dove lui morì avvelenato il 18 dicembre 1385. 
Non sappiamo cosa ne fu di lei, ma sappiamo che le sue figlie minori Soprana e Ginevra vennero affidate alla nonna Francescina e a Guglielmo da Farinate, quindi dobbiamo dedurre che Donnina "sparì" insieme al suo signore.

 

Ultima modifica: domenica 26 gennaio 2003

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